26 dicembre 2007

SCRATCH THE SURFACE

Ho finalmente capito perché i Parts & Labor mi piacciono così tanto: più o meno sono tutto ciò che ho ascoltato durante l'adolescenza, suonato però da un gruppo molto più bravo tecnicamente che usa synth sporchissimi al posto delle chitarre.
La chiamano avanguardia ma in realtà altro non è che hardcore, appena ricoperto da una sottile patina di vernice scura tanto per mandare fuori strada l'ascoltatore. All'inizio può lasciare interdetti, ma basta saper ascoltare e ci si entra dentro. E a quel punto uscirne diventerà molto difficile.
Mapmaker è un disco fatto di veri e propri hc-anthems carichi di speranza e voglia di reagire, un batterista che sa andare anche oltre il classico tupa-tupa tipico del genere, basso chirurgico e rumore utilizzato in maniera estremamente intelligente. In poche parole, vero e proprio caos strutturato ed organizzato per colpire ancora più forte. Un disco perfetto sotto ogni punto di vista, che avrebbe meritato almeno un posticino nella classifica di fine anno. Ma ero distratto e me ne sono completamente dimenticato.

Tra l'altro i Parts & Labor suonavano un paio di settimane fa al Bronson ed io me li sono clamorosamente persi perché lo sono venuto a sapere giorni dopo, quando era già troppo tardi per rimediare. A volte nella vita succede anche questo.
Peccato, ne sarebbe valsa la pena.

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